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Ultima occasione per le ruote veloci. Si tratta di una tappa prevalentemente pianeggiante con brevi strappi, tra i quali vanno segnalate le salite di Cassinasco e Sant’Ambrogio. Finale privo di difficoltà fino alla probabile volata di un gruppo selezionato.
Ultimi km
La strada si distende su tratti pianeggianti, vialoni ampi e rettilinei con alcune rotatorie a intervallarli.
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info turistiche
Città di:
Ovada
Panoramica
Ovada viene citata, per la prima volta, in un documento del 991 con il termine Ovaga.
Per la sua posizione strategica e le sue colline fertili e generose, fu sempre al centro di interesse di varie dominazioni e vide un importante incastellamento che ancora oggi caratterizza l’ovadese. Il territorio passò prima ai Marchesi Aleramici, testimonianza più fulgida della sua radicata appartenenza al Monferrato, e in seguito alla famiglia Del Bosco.
Alla fine del 1300 entrò nell’orbita francese e, successivamente, seguì le sorti di Genova per molti secoli. Il XVIII secolo vide la dominazione dei Savoia e, dopo il Congresso di Vienna, Ovada divenne definitivamente piemontese e fu annessa alla Provincia di Acqui.
Gastronomia
I boschi ricchi di funghi, castagne e Tartufo Bianco cingono le colline ed i caratteristici borghi dell’Ovadese. Ovada è ricca di specialità gastronomiche e di ricette tramandate negli anni che i nostri ristoratori custodiscono e rivisitano per soddisfare i tuoi gusti. Lasciati conquistare dalla cucina ovadese: i ravioli nel vino, la farinata, i brasati a lenta cottura, il fritto misto ed i bolliti, i prodotti da forno come la tipica focaccia ed i dolci della tradizione.
Vini
L’Ovadese è da sempre vocato alla produzione vitivinicola, in particolare del Dolcetto; già nel XVIII sec. questo vitigno veniva comunemente chiamato “Uva di Ovada”. Gallesio nel 1800, all’interno della sua opera “Pomona Italiana”, così ne scrisse: “I più stimati [Dolcetti] sono quelli d’Ovada e dei suoi contorni…pare che il clima di quelle colline sia il più appropriato alla natura di quest’uva, mentre essa vi matura perfettamente senza che cadano gli acini, come avviene nei paesi meridionali e vi acquista un grado di perfezione a cui non giunge in verun altro luogo”.
Una storia lunga e di prestigio, ha portato al riconoscimento della DOC nel 1972, prima denominazione di origine controllata per il Dolcetto in tutto il Piemonte. Luigi Veronelli, uno dei padri dell’enologia italiana, affermava: “È vino [il Dolcetto a Ovada] che (a differenza del normale Dolcetto che ama essere bevuto giovane) per le caratteristiche particolari del clima e la natura del terreno, gradisce un invecchiamento anche prolungato come altri più conosciuti vini del Piemonte”. Grazie alle sue peculiarità, grande capacità di invecchiamento, una struttura importante ed il costante lavoro di selezione dei produttori, il vino ha ottenuto nel 2008 il riconoscimento a DOCG, con la denominazione di Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada DOCG.
Le colline ovadesi, nelle zone esposte in modo più favorevole, sono coltivate a Dolcetto che rappresenta una vera e propria peculiarità solo locale che distingue l’ovadese dalle altre zone del Piemonte. La zona di produzione comprende 22 Comuni del Monferrato Ovadese. E’ un vino che trova il suo abbinamento a tutto pasto; nella variante DOC è particolarmente indicato ad essere accompagnato con agnolotti, piatti di pasta, minestrone, carni bianche e rosse, formaggi freschi o semi stagionati e alla tipica farinata di ceci.
Il vino DOCG ama accompagnarsi con carni rosse e brasate, funghi e tartufi che popolano i nostri boschi e formaggi stagionati.
Punti di Interesse
Ovada è un vero e proprio scrigno di piccoli tesori, non scoprirete tutto e subito; il viaggiatore dev’essere curioso e pronto a lasciarsi entusiasmare: aspettatevi la nostra cortesia, non troppo espansiva, ma che saprà esservi d’aiuto per un consiglio o un suggerimento.
Quando arriverete in città potrete vedere Piazza XX Settembre, vero e proprio crocevia del traffico cittadino e cerniera tra i nuovi quartieri e il centro storico; ora svoltate a destra e, così, entrerete subito nel cuore della città. Sulla vostra sinistra si erge la Chiesa della Beata Vergine della Concezione, edificata dai Padri Cappuccini il 21 settembre 1631 come voto per far sì che la cittadina venisse liberata dalla terribile epidemia di peste. La Chiesa è officiata da quasi 350 anni dai Francescani, da sempre presenti ad Ovada; adiacente a questa struttura c’è il loro convento e davanti troviamo una piazza con una piccola fontana con la Statua di San Francesco, Patrono d’Italia.
Proseguendo sempre per la stessa strada troverete Via Cairoli: tutto il centro storico ha un tipico aspetto genovese, è questa la nostra impronta, data da secoli di rapporti e scambi. Questa strada, elegante e lastricata, è un vero e proprio punto di riferimento per gli ovadesi, è il salotto della città, è ricca di negozi e attività commerciali così come di palazzi storici e di appartamenti abitati.
Camminando troverete alcuni edifici di pregio, il teatro Torrielli posto proprio all’inizio della via e poco più avanti Palazzo Maineri, oggi sede delle principali istituzioni culturali della città: ospita, infatti, la Biblioteca e l’Accademia Urbense, questo edificio ha avuto utilizzi eterogenei nel corso degli anni: sede del Palazzo Comunale, sede della Scuola di Avviamento Professionale ed anche sede del Comando tedesco, durante gli anni bui della guerra.
Ora siete giunti in Piazza Assunta, non potete esservi sbagliati, la via è diritta. Vi ritroverete davanti la Chiesa Parrocchiale N.S. Assunta, fondata nel 1772, un edificio alto quasi 50 metri, che con i suoi due campanili rappresenta il simbolo più importante della città. All’interno troverete arredi marmorei, dipinti di assoluto pregio e potrete comprendere appieno la cultura cittadina e i nostri riferimenti spirituali. Non vorrete mica fermarvi qui? Bene, allora una volta usciti dalla Parrocchia ecco Piazza Garibaldi, dedicata all’Eroe dei Due Mondi e a due concittadini che lo accompagnarono nell’avventura. Questa piazza, una volta, era la sede della vita sociale e politica della città, luogo dei ferventi comizi elettorali e della ginnastica ai tempi del sabato fascista, ma anche della cena della fratellanza con la quale nel 1848 i notabili ovadesi invitarono i popolani, mettendosi a loro servizio anche se per un solo giorno.
Proseguiamo verso Via San Paolo e dopo pochi passi troverete l’Oratorio dell’Annunziata: edificato nel ‘400, venne rimaneggiato e decorato nella metà del XVIII secolo e restaurato a metà Settecento; è un vero e proprio gioiello architettonico e, all’interno, sono esposte due casse processionali di Anton Maria Maragliano, scultore genovese di assoluta rilevanza e prestigio. Poco più avanti troviamo la Casa Natale di San Paolo della Croce, Patrono della città e fondatore della Congregazione Passionista; davanti si erge la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta di San Domenico, fondata nel 1481. L’edificio si presenta con una facciata semplice e l’interno ospita una statua della Madonna della scuola di Filippo Parodi; durante l’età napoleonica la Chiesa fu usata come caserma e come magazzino; conobbe diversi restauri e fu colpita da alcune vicissitudini, come un incendio che, pochi anni fa, distrusse l’organo e annerì gli intonaci.
Ancora pochi passi ed ecco il Palazzo Maineri-Rossi, dalle cui finestre escono i suoni inconfondibili degli alunni della Scuola di Musica Rebora, che con costanza imparano l’arte di suonare uno strumento e continuano la tradizione musicale della nostra città. Tornati in Via Torino e imboccata via Buffa vediamo il Teatro Splendor: inaugurato nel 1902, fa parte del Ricreatorio, opera dell’educatore ovadese Don Giuseppe Salvi.
Stiamo per chiudere il nostro percorso che forma un quadrato: proseguendo per via Torino troviamo Palazzo Delfino, oggi sede del Comune, fatto costruire da un privato come sede della sua banca e dell’abitazione privata. Ora siamo di nuovo in Piazza XX Settembre; a ovest è situato il Monumento ai Caduti, realizzato tramite collette tra le famiglie ovadesi. E’ giunto il tempo di un po’ di riposo e in Via Carducci troverete il bellissimo Parco di Villa Gabrieli che, con il vicino Parco Pertini, costituiscono i due angoli verdi della nostra città. Non pensate di aver visto tutto, questa è solo una piccola proposta, ci sono ancora tante cose da scoprire, come ad esempio la suggestiva Loggia di San Sebastiano, l’Oratorio di San Giovanni, decorato in stile Rococò nel ‘700, che ogni anno si anima con la tradizionale Processione e il Museo Paleontologico Maini, che custodisce i fossili e i minerali provenienti dal territorio locale.
Acqui Terme
Panoramica
Acqui Terme, è un’affascinante località termale già rinomata in epoca romana per le sue acque fumanti, circondata da vigneti e paesaggi riconosciuti nel 2014 Patrimonio Mondiale UNESCO per la loro bellezza mozzafiato. Situata in provincia di Alessandria, una terra di confine tra Piemonte e Liguria nel territorio dell’Alto Monferrato, ricca di suggestioni ambientali, paesaggistiche, artistiche ed eno-gastronomiche, non lontana dalle grandi città di Genova, Milano e Torino.
Gli imponenti resti dell’acquedotto romano che si stagliano lungo il corso del fiume Bormida testimoniano come l’acqua sia sempre stato l’elemento vitale di questa città, che offre ai suoi visitatori un’invidiabile combinazione di arte, cultura, storia, eccellenze gastronomiche, charme ed accoglienza Italiana che la rendono una destinazione unica ed accattivante.
Gastronomia
Acqui Terme offre un ‘ottima scelta di locali caratteristici, ristoranti eleganti, trattorie, osterie e agriturismi, che offrono una cucina ricca e genuina.
Una terra da gustare con i suoi tesori enogastronomici capace di far riscoprire sapori e aromi del passato. La gastronomia, seppur caratterizzata dalla semplicità, è molto ricca, composta di piatti a base di ingredienti stagionali locali. Ha origini povere derivati dalle modeste condizioni economiche della zona durante i secoli passati, anche se con lo scorrere del tempo, i piatti si sono arricchiti, mai però, senza perdere l’ingrediente primario: la genuinità.
Tipici della cucina locale sono una ricca scelta di antipasti tra cui il salame “filetto baciato” una bontà assoluta, i cacciatorini, il lardo, i peperoni con la bagna cauda e una varietà di torte salate. Fra i primi piatti spiccano i tajarin ai funghi o sughi di cacciagione, gli agnolotti al plin, la polenta, la cisrò – la farinata, e fra i secondi eccellono le carni locali, il bollito misto, il coniglio, il brasato, la trippa, ma anche lo stoccafisso, la finanziera, il fritto misto alla piemontese e la bagna cauda, piatto conviviale per eccellenza.
E non si deve scordare che essendo la zona attraversata in passato dalla via del sale, percorso in particolare dai mercanti, si sono aggiunti acciughe, merluzzi e stoccafissi alla cucina locale. Da qui la nascita di una specialità rinomata quale lo Stoccafisso all’acquese, ricetta iconica tramandata da più generazioni e presente in più menù nei ristoranti acquesi.
Altre specialità locali sono gli amaretti, i baci di dama, i brut e bon, gli Acquesi al Rhum e il premiato torrone di Canelin, riconosciuto insieme al suo gelato artigianale tra i migliori prodotti d’Italia!
Il pregiato Tartufo – uno dei prodotti di eccellenza, nasce e cresce sotto terra in tutto il territorio locale, in simbiosi con la quercia, il salice, il tiglio e il pioppo.
I funghi porcini – deliziosi ovuli e galletti che crescono in abbondanza nelle nostre valli sono molto ricercati dai buongustai, nei mesi autunnali.
Roccaverano DOP – (denominazione origine protetta) – Prodotto simbolo di una pastorizia ardua, di montagna. È un formaggio caprino, sintesi dei profumi, dei fiori e delle erbe della zona, prodotto fresco o stagionato, e appare a tutt’oggi l’unico in grado di equivalere se non di superare i mitici formaggi francesi.
Filetto baciato – rinomato prodotto della gastronomia acquese, il filetto baciato è un prodotto unico del suo genere, inventato dalla famiglia Malò (Ponzone) all’inizio del secolo scorso. È un salume ottenuto insaccando la pasta salame intorno al filetto di maiale.
Vini e Bevande
L’Alto Monferrato e tutto l’acquese sono un meraviglioso territorio circondato da pittoreschi vigneti che rappresentano e producono vini di eccellenza apprezzati in tutto il mondo. Un viaggio nel mondo del vino, un’esperienza unica e indimenticabile dove vi invitiamo a visitare le nostre aziende produttrici e l’Enoteca Regionale dove potrete degustare i migliori vini, visitare le caratteristiche e storiche cantine, scoprire come si produce un vino, conoscere l’abbinamento gastronomico perfetto tra vino e cibo e passeggiare nei vigneti!
La vigna caratterizza inconfondibilmente il territorio dell’Acquese. È una presenza che significa paesaggio, storia, costumi, abitudini; è fondamento determinante per l’economia e per la gente di queste valli. Da generazioni la sapiente coltivazione delle uve dà vita a eccellenti vini, fra cui spiccano l’Acqui DOCG, il Brachetto d’Acqui DOCG e il Dolcetto d’Acqui DOC quali vini tipici. Inoltre, vengono prodotti vini dalla coltivazione di pregiate uve come Barbera, Freisa, Dolcetto, Cortese, Chardonnay, oltre appunto alle rinomate essenze aromatiche del Brachetto e del Moscato da gustare nelle versioni dolce, spumante, rosé e passito.
Punti di Interesse
- Edicola e fonte termale della Bollente
Monumento simbolo della città e tappa d’obbligo per chi arriva in visita. Un dono della natura, quel flusso d’acqua termale definita salso-bromo-iodica-sulfurea che sgorga ad un incredibile portata di 560 litri al minuto ad una temperatura di 74,5 C. L’intervento dell’Amministrazione Comunale guidata da Giuseppe Saracco trasformò radicalmente l’antichissima area sorta intorno alla fonte omonima demolendo anche l’antico Ghetto ebraico (1870-1880). All’ingegnere Giovanni Ceruti si deve l’edicola-tempietto in stile eclettico (1879), che evidenzia l’importanza della sorgente termale.
- Acquedotto romano
Gli archi dell’acquedotto romano costituiscono uno dei vanti storici di Acqui Terme: si tratta infatti di uno degli impianti meglio conservati dell’intera Italia Settentrionale. La sua costruzione può essere fatta risalire alla prima età imperiale, forse all’epoca augustea (inizi del I secolo d.C.).
- La Cattedrale S. M. Assunta
Iniziata dal Vescovo Primo (989 – 1018) e consacrata nel 1067 da San Guido, Vescovo e Santo Protettore della città. Degni di attenzione il portale maggiore, opera di Giovanni Antonio Pilacorte (1481) e all’interno, il pulpito realizzato nella prima metà del XIX secolo riutilizzando lastre marmoree rinascimentali e il Battistero in stile rococò. Nel transetto, a sinistra, il barocco altare di San Guido con la pala del genovese David Corte. Nella sala del Capitolo si conserva il Trittico della Madonna del Montserrat, capolavoro del pittore spagnolo Bartolomeo Bermejo.
- Castello dei Paleologi, Civico Museo Archeologico e Giardino Botanico “Il Birdgarden”
Il Castello di Acqui Terme detto “dei Paleologi” risale, nel suo impianto originario all’ XI secolo. Fu, dapprima, residenza dei vescovi-conti di Acqui che vi dimorarono fino a quando violenti scontri interni fra le famiglie nobili della città posero fine al loro dominio. Divenne, in seguito, roccaforte del borgo medievale di Acqui e sede dei Governatori della città per passare poi, a partire dal 1260, ai marchesi Paleologi del Monferrato. A partire dal 1708, il complesso passò sotto la diretta amministrazione di casa Savoia che lo privò progressivamente della sua originaria funzione di fortezza destinandolo, dai primi del XIX secolo, a quella funzione di carcere che mantenne fino ad anni recenti. Oggi è sede del Civico Museo Archeologico che ospita interessanti resti dell’età preistorica e protostorica, all’epoca romana e al periodo tardo-antico e medievale. Il Giardino Botanico “Birdgarden” è situato all’interno delle mura del castello e rappresenta un’oasi naturale nel cuore della città.
- Basilica dell’Addolorata già Monastero di San Pietro
In stile romanico, a tre navate con campanile ottagonale appoggiato sull’abside sud. Eretta come chiesa abbaziale dello scomparso monastero di San Pietro, fondazione vescovile dell’XI secolo, sull’area di una precedente chiesa cimiteriale paleo- cristiana, fu ridotta in commenda già sul finire del Quattrocento. Nel 1720, dividendo la navata centrale, si eresse la chiesa dedicata alla Vergine Addolorata.
- Chiesa di San Francesco
Facciata in stile composito (1835-1854) e interno costituito da un’ampia aula centrale con due navatelle. Al XV secolo risalgono la canna della torre campanaria e l’abside. All’interno l’Immacolata Concezione del Moncalvo, l’Adorazione dei Magi di Raffael A. Soleri ed una Madonna con il Bambino tra San Francesco e Sant’Antonio da Padova di Pietro Beccaria.
- Fondazione “Jona Ottolenghi”
Ha sede nel cinquecentesco ospedale cittadino di cui resta il triplice ordine dei loggiati. La ristrutturazione del 1934 si deve alla generosità dei conti Arturo ed Herta Ottolenghi che affidarono all’architetto Marcello Piacentini i lavori. Le decorazioni sono opera di artisti come Ferruccio Ferrazzi e Fiore Martelli. Nel giardino il gruppo bronzeo “Il ritorno del figliol prodigo” di Arturo Martini.
- Piazza Italia
È la piazza centrale della città, attraversata con le scenografiche fontane a gradoni delle “Ninfee” che scendono da corso Viganò verso il centro della piazza.
- Palazzo Lupi – palazzo Comunale
Eretto alla fine del XVII secolo dalla famiglia Lupi di Moirano, passò poi all’israelita Abraam Levi che nel 1910 lo donò alla civica amministrazione auspicando, come poi avvenne, che vi trasferisse la propria sede. Alcuni ambienti hanno mantenuto l’elegante decorazione settecentesca come la sala della Giunta dalle belle sopra porte con vedute romane. La torre e la facciata su Corso Roma sono dell’inizio del XX secolo.
- Villa Ottolenghi Wedekind
Complesso monumentale iniziato dai coniugi Ottolenghi – Von Wedekind nel primo dopoguerra e terminato nel 1953. Progettisti Federico D’Amato, Marcello Piacentini, Ernesto Rapisardi; la progettazione del giardino venne affidata a Giuseppe Vaccaio e Piero Porcinai. La decorazione interna è del pittore Ferruccio Ferrazzi che ha realizzato anche i cartoni per i mosaici del mausoleo. Non sono purtroppo più presenti le numerose sculture di Arturo Martini. Nel 2011 il parco è stato premiato con il prestigioso “European Garden Award”
- Il tempietto dell’Acqua Marcia
Il Tempietto in stile neo-classico costruito nel 1847, valorizza la fonte di acqua sulfureo-salso-bromo-iodica che sgorga ad una temperatura di 19°C.
- Piscina romana
Resti facenti parte di un vasto complesso termale risalente all’età imperiale, ritrovati nel 1913. Si tratta di una vasta piscina per acqua calda (calidarium) in origine interamente rivestita di lastre marmoree e affiancata da alcuni ambienti riscaldati attraverso un sistema ad ipocausto. L’acqua per il funzionamento dell’impianto era portata attraverso un canale direttamente dalla sorgente della Bollente.
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