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La maratona di Nerurkar

15/06/2023

C’è un denominatore comune che ci sta accompagnando in questo Giro Next Gen 2023: i vincitori non sono mai corridori banali e alle spalle hanno sempre storie che vale la pena raccontare. Oggi è stato il turno di Lukas Nerurkar, 19enne di Brighton in forza alla Trinity Racing – che coglie il secondo successo dopo quello di Lamperti a Magenta – bravo a battere nella volata a due tendente all’insù di Manerba sul Garda il norvegese Trym Brennsæter (Groupama-FDJ).

Il giovane britannico lo avevamo segnalato alla vigilia del Giro come uno degli outsider nella lotta alla Maglia Rosa, visto che quest’anno era andato forte a più riprese, aveva chiuso 6° il Gran Camiño vinto da un certo Jonas Vingegaard e vinto una tappa alla Coppa delle Nazioni un paio di settimane fa. Lo Stelvio, però, lo ha respinto brutalmente, costringendolo a dire addio ai sogni di Maglia Rosa. Poco male, perché oggi Nerurkar si è riscattato con gli interessi, vincendo la tappa e rendendosi protagonista di una bella azione cominciata a 40 km dall’arrivo.

La distanza era (circa) quella di una maratona, che lui conosce bene visto che è figlio di Richard Nerurkar, atleta in grado di vincere la Maratona di Amburgo e una prova di Coppa del Mondo nel 1993 e chiudere al 5° posto alle Olimpiadi di Atlanta 1996. Lukas è nato in Etiopia, perché suo papà in quegli anni lavorava lì. Richard aveva infatti dato vita alla Great Ethiopian Run, una gara di mezzondo ad Addis Abeba, diventandone General manager insieme ad un certo Haile Gebreselassie, campione olimpico e mondiale nei 10 mila metri piani, star assoluta dell’atletica a cavallo tra gli anni ’90 e 2000. Gebreselassie che, tra le altre cose, è anche padrino di Lukas.

Per divertimento qualche mezza maratona Lukas l’ha ovviamente corsa, ma ha preferito soffrire in un’altra maniera, ovvero in sella ad una bicicletta. Le doti di fondo, a quanto pare, le ha assimilate bene dal papà, e ora ha qualche anno per farle fruttare, e magari fare nel ciclismo quello che suo papà ha fatto nel fondo. O, chissà, magari anche di più.

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